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M'accosto al tempo

Torno a passi lenti, tra
il roteare di foglie dal sangue
già rappreso che mani di tramonto
mostrano in trasparenza,
al luogo del primo girotondo.
E col gran vuoto che m'empie
di rimpianto, m'accosto, in questo giorno
crudo d'autunno, al Tempo
che spingeva il sangue a giochi
di corrente. L'osservo,
ma si mostra indifferente
dopo il saccheggio d'anni
e le agonie che come grani
di collana porto addosso.
L'ascolto e per la prima volta
riesco a dare senso
ai suoi discorsi quando parla
nell'acqua che scorre fiacca al mare,
quando urla nel vento che scuote
fiori e fronde, quando seduce
con la pioggia e quando con mani
d'alba leva l'ostensorio e pare
che assolva gli errori della vita.
M'accosto alla tua notte, Tempo,
e nel sentiero che il ricordo colma
di chiarore, ti seguo con l'affanno
che attarda il corpo stanco
che propone ad ogni passo
il ticchettio che lasci nell'andare.

Raffaele Piras (Quartucciu)
2° premio 2006
(Sezione poesia inedita sarda «Antonio Sanna»)