La cuginaLa nave della Tirrenia avanza bianca e leggera sopra le onde; lontano si vedono già le case basse di Porto Torres e il porto pieno di barche. A destra due torri dipinte a strisce bianche e rosse annunciano la presenza della centrale elettrica a carbone e della petrolchimica tutta illuminata in mezzo alla nebbia; a sinistra una barca da pesca getta la rete e gira attorno; si sente il rumore del motore. Rosa è stanca; ma la sua mente è sveglia: non vede l'ora di arrivare a casa della cugina Filomena che l'ha invitata per il suo cinquantesimo anniversario di matrimonio con Giovanni. Sono le sette e mezzo del mattino e certo il pullman sarebbe potuto arrivare a V.M. fra un'ora e tutta la famiglia l'avrebbe potuta aspettare nella piazza del corso e dopo avrebbe potuto far colazione con lei: caffellatte, pane abrustolito, oppure fiocchi d'avena. "Siamo nel duemilaetre... può essere! Certo non posso aspettarmi il fuoco per terra e tutti seduti in cerchio aspettando che scaldi la cena avanzata dalla notte prima!" ... Aveva quattro anni Rosa quando sua nonna le scaldava un uovo sotto la cenere e le bagnava qualche pezzo di pane di crusca mentre la cugina e i cugini Pietro e Paolo con zio Giovanni e zia Vittoria seduti vicini a lei mangiavano il pane affettato bagnato nel brodo di fave! Il fumo faceva lacrimare gli occhi di Rosa e Pietro diceva: "II fumo alle belle!" La nave si ferma...; Rosa prende la borsa e sopporta la fila per uscire dalla nave. Nello stesso tempo fantastica: il pullman entra nel paese e dal finestrino vede tutta la famiglia: Filomena, suo marito Giovanni con i figli: Caterina, Giovanni, Antonio e Michele con le loro famiglie e Maria Giuseppa la vedova del cugino Pietro. "Ma quanto sono piccole queste case di Porto Torres confrontate con quelle di Genova che sono così alte che sembra che arrivino al cielo! Non credo che i nipoti vengano ad aspettarmi al pullman. Non si sa come sono i giovani di oggi? Il pullman corre... a destra e a sinistra alberi da sughero e da ghianda in mezzo al cisto secco. "Meno male non ha preso fuoco quest'estate! "Ecco le case colorate di V.M.! Ecco il mulino... Qui macinavano il grano! Ecco la piazza! Il pullman si ferma. In mezzo alla gente c'è solo la cugina! E' bassina, con i capelli bianchi, la faccia rossa, sana, un po' grassa. S'abbracciano. Rosa è in paese da un'ora e ha già dimenticato il profumo del rosmarino e del cisto che aveva sentito quando la nave stava entrando nel porto di Porto Torres e adesso sente l'odore del fumo che esce dal caminetto, perché la cugina ha acceso il fuoco da mattina presto e tutta la famiglia riunita ora fa colazione. Filomena taglia il pane a fette sopra il tavolo con un grosso coltello e Michele lo abbrustolisce inginocchiato davanti al caminetto. Ogni tanto si gira e guarda il viso bianco della moglie che fa ballare la figlioletta in grembo. Giampaolo, Maria e Elisa i figli di Caterina e Salvatore il figlio di Toni, sono incantati zitti fissando Rosa che dice loro: "Io sono vostra zia! Ma loro zitti, non rispondono. Lei cerca di farli parlare in tutti i modi, ma è tutto inutile! Allora s'inchina e prende la borsa che aveva appoggiato al tavolo per terra e toglie i doni che aveva portato da Genova per tutti: due tazze da colazione col margine d'oro zecchino per Filomena e Giovanni un braccialetto d'argento per le mogli dei suoi nipoti; e uno per Caterina; una stecca di sigarette americane per Michele e una per Toni; una bambola per Elisa e una per Maria; un paio di pattini per Giampaolo; un pallone per Salvatore, un bamboccio di gomma che galleggia sull'acqua per la figlia di Michele. Tutti sono contenti e mangiano parlando: "Ebé sei in pensione ora?" "Si, non lo sapete?" aveva risposto Rosa. "E che cosa fai adesso?" "Ti manca la scuola?" "Perché non vieni a vivere in paese?" "Cosa fai a Genova da sola?" Lei risponde a tutte le domande; ma ogni tanto sbadiglia perché ha sonno: aveva passato una brutta notte: era sempre nauseata! Cerca però di resistere perché è troppo contenta di stare lì con i suoi familiari che l'abbracciano con gli occhi caldi e sinceri; ma il cielo d'ottobre che vede dalla finestra è annuvolato; avrebbe voluto riposare almeno un'ora: è troppo stanca! La cugina con un'occhiata lo capisce; la fa entrare in una camera da letto ammobiliata con: un armadio di noce, un tavolo, un letto con lenzuola di lino e tre sedie! "Riposati cugina mia che sei stanca! dice prima di lasciarla sola. Rosa si corica; ma il sonno non arriva: le lenzuola sono quelle antiche di lino pesante e lei non le sopporta. Quanto tempo è passato...! Rosa si è laureata nel '53 e ha lavorato nella scuola in giro per l'Italia e Filomena è emigrata in Francia col marito nello stesso anno perché in Sardegna non c'era lavoro. Prima però si è sposata... Rosa vede la cugina come se il tempo si sia fermato: è inginocchiata davanti all'altare con un costume bianco e rosso; ha gli occhi seri e fissa l'immagine della Madonna che tutta illuminata sembra stia dando la benedizione agli sposi; a destra della sposa c'è Giovanni lo sposo, anche lui serio. Rosa cerca di dormire; ma adesso appare una fila di donne: giovani, vecchie e ragazze in costume come in una processione passano nella piazza della chiesa con una corbula in testa piena di doni per gli sposi: piatti, tazze, bicchieri, coperte, tovaglie, asciugamani, dolci, pane e pure galline. In cucina gli uomini della sua famiglia preparano il pranzo degli sposi: carne di maialetto, di agnello, formaggio e salsiccia. Sente in strada la voce di zio Giovanni: "Taglia". 'Porta il sale! "muoviti!" Due ali di gente gettano in terra piatti pieni di grano e di confetti per gli sposi. I bambini corrono in mezzo per raccogliere i confetti! È mezzogiorno, sulla soglia della casa la mamma della sposa aspetta gli ospiti con un piatto di grano in mano; dentro le sedie ordinate nel corridoio e il liquore colorato sopra il tavolo nelle bottiglie aspettano. Dolci in quantità: biscotti, amaretti, caramelle confetti e cioccolatini. La casa di pietra a un piano è illuminata dal sole; una scala stretta e ripida collega la cucina con la camera matrimoniale; il letto degli sposi vestito a festa con una coperta di seta celeste è pieno di regali e biglietti da diecimila lire; gli sposi seduti in mezzo ai parenti e amici ridono e si guardano negli occhi. "Adesso Filomena ha i capelli tutti bianchi e pure Giovanni ha perso tutti i suoi ricci biondi di quando era giovane. Sembrano proprio due grassi benestanti francesi!" "Ma soldi ne hanno guadagnato in Francia? Certo... altrimenti non avrebbero festeggiato l'anniversario con quaranta invitati! Ci sono parenti e amici... sono riusciti a tutto!". Appare ad un tratto zia Vittoria con un sorriso che esce dalla bocca sdentata, mentre insieme a zio Giovanni è in piedi sulla nave per Tolone e saluta Rosa con la mano. Tutti e due sono vestiti alla sarda: lei con la gonna lunga e il fazzoletto in testa; lui con l'abito di vellutino nero. Stanno andando in Francia per stare con la figlia e il genero e conoscere i nipoti nati lì. "Propria loro che non sono neppure mai andati in continente!" Rosa ricorda ancora il racconto che le aveva fatto zia Vittoria quando era tornata dalla Francia nel '70: "Quando ero in Francia nessuno mi capiva perché io parlavo in sardo. Quando andavo allo spaccio per fare la spesa, indicavo col dito la merce e dicevo: "Voglio quello!" Ma quando io e Giovanni abbiamo conosciuto alcune famiglie di vignaioli spagnoli ci capivamo vicendevolmente. "È passato un anno e a questo punto" pensa Rosa "zia Vittoria ha convinto la figlia a tornare in paese e Filomena e Giovanni hanno comprato la casa non una casetta come quella che avevano prima di partire in Francia, ma una casa grande con: una cucina che contiene 20 persone e un caminetto dove possono essere arrostiti 3 agnelli; tre camere da letto e l'orto dietro la casa. I figli sono andati a scuola e anche se hanno avuto difficoltà con la lingua italiana, tutti hanno conseguito la licenza media. Certo nessuno si è laureato; Caterina ci ha provato, ma le difficoltà per parlare e scrivere la lingua italiana sono state tali che ha abbandonato la scuola. Tutti però hanno trovato un lavoro; si sono sposati e hanno avuto figli che stanno crescendo e stanno andando a scuola". Ad un certo punto Rosa sente bussare alla porta e dopo aver detto: "Avanti!" Vede entrare Caterina che, svelta, svelta, l'abbraccia e le dice in francese: "Ma tante, ma tante!" Rosa la guarda: "E proprio bella Caterina, con quei capelli e occhi neri!" Si alza e va dove sente chiasso: nella camera da letto grande. I regali sono tutti fuori dalle scatole sul letto con i biglietti di augurio vicino. Filomena sta guardando le tazze da colazione che aveva ricevuto come regalo... ... È ora di pranzo: due tavoli lunghi sono stati apparecchiati da tre ragazze. Tutti ora sono seduti. Un cuoco col suo capello bianco in testa serve gli gnocchetti col sugo fatto con i pomodori freschi e formaggio sardo buono. Giovanni è seduto vicino a sua moglie, alla sorella, ai figli e ai nipoti e parla metà in italiano e metà in francese, tutti ridono. Filomena sollevando la voce ogni tanto gli dice: "E basta col vino, che ti fa male!" "Ma lui beve lo stesso e risponde: "L'acqua ai malati!" Rosa è seduta vicino alla cugina. All'inizio è timida in mezzo a tanta gente; ma piano piano incomincia a parlare con un pastore che è seduto di fronte a lei. È un pastore ricco: si vede dall'abito buono che porta, dall'orologio di marca, dalle scarpe di cuoio e dalle mani con le unghie tagliate, da tutto ciò che dice: conosce tutte le leggi sulla tutela della pastorizia e Rosa con tutta la sua laurea, non riesce a rispondere. La notte in camera da letto pensa alla solitudine della sua vita senza marito e senza figli. "Meno male ho tante amiche, amici e molti interessi!" pensa: "adesso devo andare a Otrano al Forum delle donne prc. È un campeggio nazionale delle donne del partito prc. Domani me ne vado; sono stata bene in casa di mia cugina, ma la vita mia è un'altra; quando vengo nel mio paese mi sento un'estranea; mi sembra di non saper più parlare; gli altri hanno sempre ragione e io torto". L'indomani Rosa è salita sulla nave di linea e ha lasciato la Sardegna piangendo, col borsone pieno di: cetrioli; basilico, zucche, formaggio, salsicce e olio. Pesava un quintale.
Maria Salvatora Carta (Sassari)
2° premio 2003 (Sezione prosa «Angelo Dettori»)