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  A sa Barbagia pro sos fizos mortos de s'odiu

  Aggiu lu cori nieddu

  Naddari di tandu

  Alveschida de dolore

  Sa di' de is mortus

  La to' umbra

  Bentu

  E ite nd'apo 'ogadu

  Mama

  Pro te Sardigna

1960

 

 

 

 


ALLA BARBAGIA,
PER I FIGLI UCCISI DALL'ODIO

 

Tristi come la notte, le ombre dei figli
di Barbagia arsi dall'odio,
si levano e si dicono le pene
sotto il lucente volto della luna,
cercando sorrisi ormai svaniti.

Figli di un deserto abbandonato,
arato forse soltanto dalla morte,
nati da una sorte dura come pietra,
aspettano che venga la rugiada
per ottenere ristoro per le loro
piaghe brucianti.

Voci di solitudine il mormorìo
tramandano di età in età;
ma il tempo è sordo.
Ora, levati Barbagia!
E dal tuo dolore forgiati una spada di fuoco,
ardente come il cuore del sole,
per bruciare la radice del tuo martirio.
E nel muro dell'odio, apri una porta tanto alta,
quanto è alto il bel sole a mezzogiorno;
che sia tutta aperta e tanto larga
quanto è largo il cuore della vita;
perché passi ridendo primavera
con gli aromi che nutre nel suo seno;
perché l'aurora si possa levare
cantando con tutte le rugiade del mattino;
perché possa sorridere il deserto
e riportare i tuoi figli, fatti fiori.

Pietro Mura

1° premio ex aequo 1959 (Nuorese)