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1959

  A sa Barbagia pro sos fizos mortos de s'odiu

  Aggiu lu cori nieddu

  Naddari di tandu

  Alveschida de dolore

  Sa di' de is mortus

  La to' umbra

  Bentu

  E ite nd'apo 'ogadu

  Mama

  Pro te Sardigna

1960

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I testi del 1959

 

Pietro Mura: “A sa Barbagia pro sos fizos mortos de s'odiu”.

Il poeta di Isili, già premiato nell'anno precedente, vinse l'edizione del 1959 (Ex aequo). Una inno al riscatto della Barbagia, un inno perché cessino le faide, le vendette, l'odio. Il linguaggio metaforico si arricchisce: il deserto è ancora simbolo della atavica passività sarda; la sorte è dura come la pietra; le voci di riscatto sono solo un mormorìo lontano. Al poeta il compito di spronare gli animi: dal dolore bisogna forgiare una spada rovente che bruci le radici del martirio. Bisogna aprire una porta nel muro dell'odio. Devono spuntare i fiori nel deserto. Deve sorgere la nuova alba della Barbagia.

METRICA : versi liberi

 

Rosilde Bertolotti: “Aggiu lu cori nieddu

Prima classificata ex aequo nell'edizione del 1959. La ragazza di cui il giovane della poesia è segretamente innamorato, ha deciso di farsi suora. Una notizia che lo getta nello sconforto, che fa diventare il suo cuore nero di rabbia e tristezza. Nessuna speranza: non si può lottare contro la volontà divina. La ragazza, morigerata e devota, ha vent'anni ed ignora quel tormento. I suoi occhi fuggono quelli del ragazzo, guardano pudicamente a terra ma hanno il colore del Cielo.

METRICA : versi liberi

Mario Aroca: “Naddari di tandu”

Secondo classicato ex aequo (sassarese) nell'edizione del 1959. Davanti alla lastra marmorea della madre, bianca, fredda e silente, il poeta, ormai vecchio, rievoca il ricordo del natale che trascorreva con la famiglia. Un alternarsi di immagini (il presepio, la mamma col fazzoletto che cucinava) di ricordi olfattivi (il fritto, il lauro, i fichi sechi, la salsiccia) e uditivi (le campane, il canto del cardellino e della mamma). Nel presente resta una grande voglia di piangere.

METRICA: 10 quartine di endecasillabi. In ogni quartina i versi 2 e 3 rimano fra loro.

 

Lucio Cossu: “ Alveschida de dolore”

Secondo classificato ex aequo nell'edizione del 1959. Sembra la descrizione poetica di un tragico parto: la mamma dà la vita perché la vita nasca. Alla sfortunata puerpera il destino ha riservato una rozza sepoltura, in balia del verme distruttore, e solo un fiore d'affetto dei passanti. Un parto che è stato contemporaneamente luce e croce. Al figlio non resteranno che i freddi e marmorei lineamenti della mamma, nella sua alba di dolore.

METRICA : SONETTO che segue lo schema ABAB ABAB CDC DCD

 

Raimondo Piras: “ Sa di' de is mortus

Terzo classificato ex aequo nell'edizione del 1959. La prima poesia in campidanese ad essere inserita fra i primi tre posti del Premio Ozieri. Il giorno dei morti è un giorno oscuro, sembra preannunciarlo un cielo velato da grandi nubi; il rintocco lamentoso delle campane, un senso d'angoscia che somiglia all'amplesso della morte. Un giorno dove ogni illusione svanisce davanti alla razionalità e alla ineluttabilità di una vita di passaggio.

METRICA : SONETTO che segue lo schema ABBA ABBA CDC DCD


Caterina Demuru Spissu: “ La to' umbra

Terzo classificato ex aequo nell'edizione del 1959. La prima poesia in gallurese ad essere inserita fra i primi tre posti del Premio Ozieri.

L'ombra dell'amato torna al cuore della sposa Caterina, torna in bellezza ed in tesori di figlioli. E lei che l'aveva cercata sotto l'erba e fra i cipressi, negli angoli allegri e tristi, ora la ritrova, insieme al suo nome, tra i fiori della croce. Un'ombra che in vita fu luce rifulgente in mezzo ai pianti ed ai canti.

METRICA : Otto quartine di versi vari (in prevalenza ottonari, ma anche senari e settenari) con qualche rima baciata e/o alternata e varie assonanze.

Pietro Mellino:“ Bentu

Spesso i poeti sardi erano pastori e contadini, sempre a contatto con la natura. Ecco che la gran parte delle metafore nasce da quella fucina simbolica che solo il mondo della Natura può offrire. Il poeta Pietro Mellino di Nule cerca invano un dialogo col vento. La sua corsa sfrenata nasconde qualche segreto e il poeta lo percepisce, come se parlasse la sua stessa lingua.

METRICA: Sonetto che segue lo schema ABAB ABAB CDE CDE

 

“Su tzittadinu”: “E ite nd'apo ‘ogadu?

Dietro lo pseudonimo “Su tzittadinu” si cela un altro poeta-contadino. Nei versi viene raccontata la passione per l'agricoltura iniziata sin da giovanissima età, la cura, la sollecitudine, le fatiche ed i sacrifici che il lavoro in campagna impone. Ma sebbene i frutti della terra siano stati abbondanti e abbiano dato soddisfazione in tanti anni, la Natura è stata implacabile: ha reso il poeta vecchio, curvo e di salute cagionevole.

METRICA: sei sestine di endecasillabi, ognuna con schema metrico ABBCCA

 

“Lucet in Tenebris”: “ Mama

Il poeta, che si firma “Lucet in Tenebris”, compone una lirica delicata, in cui la parola mamma è definita“ fulgida luce, tra luci fulgide”, quasi un richiamo allo pseudonimo. Si parte infatti dal suono della parola, che si moltiplica, anaforicamente, lungo tutto il testo. Dal suono si arriva poi al significato della parola. Ed è qui che il poeta, con dovizia di paragoni, e con la metrica e i toni tipici degli improvvisatori, tributa bellissimi elogi a tutte le madri del mondo.

METRICA: cinque ottave di endecasillabi, ognuna con schema metrico ABABABCC

 

“Amsicora”: “ Pro te Sardigna

Gli anni '50, gli anni della Rinascita. In Sardegna si spera di ricostruire l'economia, per godere dei risultati di quella che si chiama RINASCITA. Anche i poeti ci sperano. Tra questi uno che si firma Ansicora , ovvero col nome del primo “sardo” a ribellarsi al dominio dell'invasore. La Sardegna deve rinascere con la consapevolezza della propria forza culturale, con la coscienza e il vigore degli sforzi compiuti dagli antenati, “sos mannos”. L'isola deve far propria la speranza di riscatto di Sebastiano Satta (“Bustianu”). Fanno ben sperare le prime e moderne officine fumanti.

METRICA: 10 quartine di endecasillabi a VERSO LIBERO